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Il Bianco e Pozzo Garitta

Albisola e le sue antiche fornaci hanno vissuto tra gli anni '50 e'60 una rigogliosa e irripetibile stagione d'arte. In quegli anni vi hanno trovato ospitalità e rifugio molti tra gli artisti di maggior fama del momento e tanti giovani, alcuni dei quali, nel tempo, si sono affermati.
Da Lele Luzzati a Lucio Fontana, da Aligi Sassu ad Agenore Fabbri, a Capogrossi, Broggini, Roberto Crippa, Scanavino, Alf Gaudenzi, Umberto Piombino, Guglielmo Bozzano, Assetto, Franco Garelli e, ancora, Corneille, Appel, Matta, Jorn, Nino Strada, Dangelo, Wilfredo Lam e altri, tanti ancora, sono passati di qui e qui hanno lasciato traccia.
A Pozzo Garitta, nell'antica fornace del “Bianco”, mitico creatore di donnine e uccellini in ceramica, sono passati tutti. Così come quasi tutti si sono seduti al desco profumato di cucina mediterranea, nel piccolo giardino inserito nella fabbrica, in cui regnava la Gina, consorte del Bianco.

E a Pozzo Garitta nei primi anni '50, Lele Luzzati era arrivato grazie a Bianca Maria Puccio, delicata artista, sensibile cantante chitarrista, che, in paese, veniva a trascorrere l'estate nella bella antica villa. E poiché Lele Luzzati, allora, nulla sapeva dei segreti della ceramica, Bianca Maria lo aveva accompagnato a Pozzo Garitta dove il Bianco gli avrebbe insegnato tutto.
Tra il Bianco, grande manipolatore di terre e grande narratore di improbabili avventure venatorie pescherecce, e Luzzati, imperturbabile e, soprattutto, sorridente ascoltatore, nacque subito un sodalizio che nemmeno il tempo e la scomparsa prematura del Bianco hanno incrinato.

E funzionava tutto, allora ad Albisola perché tutto era spontaneo e tutti portavano il proprio contributo di intelligenza umorismo, giocondità, manualità, inventiva, e capacità organizzativa. E Lele dava l'apporto delle sue grandi qualità con la consueta semplicità, con quella sorta di timidezza disarmante che gli è propria, distribuendo con generosità, a tutti il bagliore della sua fantasia. È stato uno dei grandi protagonisti di quegli anni ruggenti, non solo per quanto ha partecipato a iniziative, feste, mostre, manifestazioni, ma soprattutto per tutta la terra che ha manipolato e dipinto nelle fornaci del Bianco.

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Albisola and its ancient kilns experienced a flourishing and unparalleled artistic season between the 1950s and 1960s. During those years, many of the most famous artists of the time and numerous young talents, some of whom later gained recognition, found hospitality and refuge there.

From Lele Luzzati to Lucio Fontana, from Aligi Sassu to Agenore Fabbri, to Capogrossi, Broggini, Roberto Crippa, Scanavino, Alf Gaudenzi, Umberto Piombino, Guglielmo Bozzano, Assetto, Franco Garelli, and still, Corneille, Appel, Matta, Jorn, Nino Strada, Dangelo, Wilfredo Lam, and many others passed through here and left their mark.

At Pozzo Garitta, in the ancient, charming kiln of “Bianco”, the mythical creator of ceramic ladies and birds, they all passed through. Just as almost all of them sat at the table scented with Mediterranean cuisine, in the small garden inside the factory, where Gina, Bianco's wife, reigned among flowers, pots, and large bottles of sparkling local wine.

And it was at Pozzo Garitta that I met Lele Luzzati in the early 1950s. Lele had come to Albisola thanks to Bianca Maria Puccio, a delicate artist, sensitive singer-guitarist, who spent summers in the village at her beautiful old villa. Since Lele Luzzati knew nothing about the secrets of ceramics at the time, Bianca Maria took him to Pozzo Garitta, where Bianco would teach him everything.

A bond was immediately formed between Bianco, a great manipulator of clay and storyteller of improbable hunting and fishing adventures, and Luzzati, an unflappable and, above all, smiling listener, which neither time nor Bianco's premature death could break.

Everything worked back then in Albisola because everything was spontaneous, and everyone contributed their intelligence, humor, joyfulness, manual skills, inventiveness, and organizational abilities. Lele brought his great qualities with his usual simplicity, with that sort of disarming shyness that was characteristic of him, generously sharing the brilliance of his imagination with everyone. He was one of the great protagonists of those roaring years, not only because he participated in initiatives, parties, exhibitions, and events but especially for all the clay he shaped and painted in Bianco's kilns.

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